Quando la scuola diventa un problema: DSA, Diagnosi e Intervento
Tra le mie occupazioni, oramai da diversi anni, dedico parte della mia competenza professionale alle richieste provenienti dagli Istituti scolastici. La consulenza psicologica da me offerta si imbatte nella realtà della scuola riformata con le numerose e variamente inquadrabili, difficoltà registrate in ambito al vasto campo della motivazione allo studio e delle difficoltà di apprendimento.
Oggi esiste molta confusione, in ambito all’opportunità di valutare o meno le caratteristiche di uno studente che presenta indici preoccupanti desumibili da una scarsa motivazione o da un rendimento stentato e questo talvolta nonostante il suo impegno nello svolgere le attività. Molto spesso tutto ciò è riconducibile ad un’ipotesi di DSA, ossia disturbo specifico dell’apprendimento, che deve essere letto non come un deficit, ma come una caratteristica specifica che riguarda quel bambino.
Le caratteristiche di un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), in assenza di comorbilità ossia di altri disagi1 associati possono riguardare le abilità:
- nella lettura (dislessia)
- nella produzione grafica della scrittura (disgrafia)
- nella corretta esecuzione ortografica (disortografia)
- nella capacità di calcolo (discalculia)
- non verbale (difficoltà visuo-spaziali)
- difficoltà di comprensione e produzione del testo
La diagnosi prodotta dal neuropsichiatra infantile, dallo psicologo e dal logopedista è attuata attraverso l’anamnesi, l’osservazione e l’uso di test standardizzati per misurare le specifiche abilità e il livello intellettivo, che solitamente è nella norma o addirittura superiore, dovrebbe fornire indicazioni precise sulle caratteristiche registrate e sugli strumenti da adottare per facilitare il processo di apprendimento. Con rammarico e per onestà professionale devo sottolineare che troppo spesso le diagnosi appaiono carenti nel definire la specificità del problema riscontrato e questo potrebbe essere ricondotto alla comorbilità di altri disturbi, ma in ogni caso l’iter attivato dalla famiglia e dal loro figlio viene sintetizzato con poche righe che richiamano ad indici emersi dalle prove standardizzate e pertanto incomprensibili tanto per i genitori quanto per i docenti e prive di indicazioni utili per attuare una linea di lavoro. Se ci si limita soltanto a consigliare l’uso di strumenti compensativi e dispensativi non si è fornito alcun aiuto alla famiglia o alla scuola per predisporre un piano didattico personalizzato. I genitori dovrebbero pretendere di comprendere pienamente ciò che è emerso e come intervenire, avere indicazioni precise sugli strumenti compensativi da adottare e verificare che questo venga garantito anche in ambito scolastico.
Un aiuto qualificato da parte di uno specialista, come un tutor dell’apprendimento, può dimostrarsi determinante nel favorire la totale autonomia del detentore di tale caratteristica e nel renderlo alla pari con il resto della classe, purtroppo ad oggi ad esclusivo carico della famiglia, che molto frequentemente ricorre ad un’aiuto pomeridiano nello svolgimento dei compiti. Il tutor dell’apprendimento di converso coadiuva non nell’esecuzione degli stessi ma nell’uso e nella costruzione degli strumenti adeguati a compensare le difficoltà incontrate nell’eseguirli in autonomia.
Solitamente la famiglia fa molta difficoltà ad accettare questo tipo di particolarità che necessitano di una attenzione differente e nella mia esperienza, molti studenti si rifiutano di utilizzare gli strumenti predisposti o strumentalizzano la loro condizione con un impegno incostante e insufficiente. Ovviamente è una generalizzazione che non coglie la variegata realtà di un numero sempre crescente di tali diagnosi; purtroppo, però la mia esperienza mi induce a sottolineare quanto poco in questi casi si sia lavorato sull’accettazione della diagnosi.
Il punto più importante a mio avviso è riuscire a diagnosticare il prima possibile la presenza di difficoltà che possano inibire o rendere inappropriato il regolare apprendimento delle competenze scolastiche, prima che queste possano costituire una perdita di fiducia nelle proprie capacità e prima che si crei un’etichetta di fannulloni e incapaci. Inoltre venire a conoscenza delle specifiche caratteristiche dello studente determina la possibilità di sapere con esattezza come superare le difficoltà e attuare la strategia idonea per favorire gli apprendimenti, i quali in questo modo non ne risentiranno e soprattutto non verrà minata la fiducia personale nelle proprie capacità.
1 Ad esempio un Disturbo dell’Attenzione e dell’Iperattività (ADHD), Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), Disturbo della Condotta (DC), Disturbo Specifico del Linguaggio, Disturbo della Cordinazione Motoria, Disturbi d’ Ansia e dell’Umore.