Vittorio e Serena: un sintomo che nasconde un grande dolore
Alcuni anni fa avrei trattato le medesime patologie, o meglio i medesimi segnali, utilizzando l’efficacia della psicoterapia sistemica, sia trattassi individualmente, in coppia o lavorassi in un percorso di psicoterapia familiare. Nella mia prassi lavorativa, la decodifica del linguaggio oscuro che l’avvisaglia disfunzionale manifesta, coprendo e nascondendo il vero senso del segnale di malessere, il quale si espande all’interno del suo sistema di riferimento, ha sempre rappresentato il cardine di un processo di cura e guarigione. Questa rilettura del sintomo in chiave sistemica, restituisce a chi la esperisce una posizione differente da quella della vittima di un male oscuro e risveglia una nuova energia che si dirige verso la risoluzione del conflitto intrapsichico che inevitabilmente ha coinvolto l’intero sistema familiare, che spesso si è paradossalmente organizzato in funzione del suo mantenimento, pur detestando la sua natura e ricercandone una soluzione.
La scoperta del significato profondo del sintomo, origina da una comprensione inizialmente cognitiva, proposta o indotta dal terapeuta, il quale esplicita o favorisce la visione di un processo di funzionamento che seppur disfunzionale porta in sé un desiderio di adattamento. Oserei dire che il portatore del sintomo è stato mosso da un maldestro istinto di sopravvivenza alla realtà e la sintomatologia rappresenta l’unica strada inconsapevolmente ritenuta adeguata per affrontare il presente e il futuro nel proprio contesto.
La rivelazione attraverso la verbalizzazione e comprensione razionale si dirige verso un’azione d’interiorizzazione che dal piano cognitivo, lentamente giunge a quello emotivo.
In alcuni casi, attualmente, essendomi specializzato anche come psicoterapeuta EMDR, mi avvalgo di questa tecnica per coadiuvare e accelerare il processo d’interiorizzazione emotiva. Attraverso un lavoro che si concentra sulla memoria corporea ed emotiva, principalmente con riferimento ad un trauma individuato, che esercita ancora la sua influenza e che rappresenta uno stretto legame con il malessere attuale, ho verificato dei grandi benefici nell’integrazione di una prassi a molti ancora sconosciuta.
Vittorio, da poco più di un anno è attanagliato nel problema della sua disfunzione erettile, la sua compagna, Serena è oramai stanca, lui è stremato e costernato da questa sensazione di non essere all’altezza per renderla felice e per rendersi soddisfatto della propria vita.
La coppia esperisce i propri malesseri concentrandosi esclusivamente sul problema presentato da Vittorio, inizialmente ritenendo che seppur coinvolge entrambi è un’esclusiva responsabilità di Vittorio.
Tutto a un colore grigio, varie indagini mediche hanno escluso qualsiasi problematica fisiologica ed io rappresento la loro, anzi la sua, ultima spiaggia. Ricostruiamo la loro storia e i passaggi salienti prima della comparsa del sintomo e in concomitanza a esso. Alcuni spunti di riflessione nascono spontaneamente in Serena che finalmente riconosce un suo ruolo nella vicenda, nel rapporto con Vittorio e nella gestione del sintomo. Emergono alcuni elementi terapeuticamente interessanti, legati alla malattia e alla morte di una persona cara, coincidenti con l’esordio del sintomo e che spostano l’attenzione al contesto della coppia e alla capacità di gestire i propri stati emotivi.
In passato avrei diretto tutto il processo terapeutico con una modalità verbale attivando i processi cognitivi della coppia e consegnando una rilettura del sintomo una volta acquisiti tutti gli elementi per tradurne il significato criptato dello stesso. Ho ritenuto opportuno avvalermi dell’ausilio della tecnica psicoterapeutica EMDR, per ridurre il carico emotivo legato al vissuto di queste esperienze che ovviamente determinavano un’ansia anticipatoria persistente durante tutti i tentativi di rimisurarsi in un’intimità con la propria compagna e inevitabilmente in balia del timore che, l’esperienza di frustrazione si potesse ripetere, erano quasi sempre fallimentari.
Il lavoro svolto durante le sedute di EMDR ha fatto affiorare il ricordo di elementi non trascurabili e di uno stato d’animo, al momento dell’esordio della disfunzione erettile, riletta dal paziente in una chiave completamente nuova.
La remissione del sintomo ha rappresentato un successo terapeutico di cui non mi sono stupito, ma soprattutto ha restituito la dignità e l’energia a una coppia che rischiava di impantanarsi sulla base di un frustrante vissuto che allontanava dal vero problema.
Vittorio si era fatto carico con il suo sintomo del blocco emotivo che aveva colpito la coppia e il sistema familiare.
Quel giorno eravamo stremati dalla malattia della madre di Serena che era venuta a mancare da circa una settimana … eravamo tutti molto tristi, avvolti in una cappa di dolore e morte … io non avevo alcuna voglia di fare l’amore, ma la vedevo così triste e volevo fare qualcosa, è accaduto tutto in modo così doloroso, avevo dimenticato le sensazioni di quel momento, la mia tristezza, il nostro dolore … mi sono sempre e soltanto interrogato sulla mia disfunzione erettile, solo ora mi rendo conto di quanto non volessi avere con lei quell’intimità, non allora, non in quel momento, l’incapacità a mantenere l’erezione, non era il vero problema … il lutto era lì tra di noi a espandere questo incontenibile dolore. Adesso mi accorgo che non ho ascoltato il mio corpo che si è difeso da questo scambio di energia nefasta, con la perdita dell’erezione … da lì tutti i miei pensieri sull’incapacità di starle vicino in modo adeguato … da lì il pensiero che in me ci fosse qualcosa di sbagliato … da lì il perpetuarsi del sintomo …
Con la risoluzione sintomatica il percorso di psicoterapia della coppia ha potuto più liberamente svelare altri elementi determinanti per promuovere una dinamica più funzionale ed elaborare quegli aspetti dolorosi, che erano stati soffocati e protetti da una sintomatologia più evidente e ingombrante.