Promuovere l’autostima nel processo di psicoterapia sistemica
Nel percorso di crescita di un individuo un ruolo fondamentale viene svolto dalla valutazione, derivante dalle esperienze personali, che ognuno attribuisce a sé. Questo concetto denominato autostima è strettamente connesso con il personale modo di leggere e interagire con la realtà circostante; conseguentemente influenza la propria capacità ad intervenire adeguatamente, non solo, per fronteggiare gli eventi sgraditi, ma anche per costruire le condizioni favorevoli ad assicurarsi un certo grado di successo nelle vicende della vita.
Si rintracciano tre dimensioni, cui confluiscono tutti gli aspetto del proprio percepirsi: la prima è quella cognitiva, ossia riferibile alle opinioni che il soggetto ha di sé, la seconda è caratterizzata da un aspetto emotivo, quindi cosa prova nei propri confronti e in ultimo la dimensione comportamentale che raccoglie tutti i comportamenti che si adottano nei propri riguardi.
In ambito psicoterapeutico il tema dell’autostima è spesso un diretto o un indiretto motore alla richiesta di un consulto psicologico; infatti durante il lavoro terapeutico sarà automatico indagare e modificare naturalmente la percezione di sé, che fino ad allora, rappresentava una certezza, spesso ingiusta e dolorosa, verso i propri attributi. In alcuni casi si registra che le convinzioni sul proprio funzionamento esercitino un iniziale freno al cambiamento e all’adottare una nuova visione riferibile al passato, come ad una prospettiva futura, destinata a restare incastrata in uno schema tanto riduttivo, almeno, in assenza di un percorso psicoterapeutico.
Le inferenze sulla propria persona si costruiscono a partire dalle prime esperienze significative, ossia dal legame con le figure di riferimento e quindi dalla capacità genitoriale a rispondere in modo adeguato e sufficientemente empatico ai bisogni del bambino, quindi riferendoci agli studi di Bowlbly, originano da un buon stile di attaccamento.
Nel processo di crescita, a partire dall’esperienza primaria, intervengono numerosi fattori per consolidare o semplicemente dirigere verso la costruzione della propria autostima che risulta essere la risultante del vissuto personale su varie aree che ne determinano la globalità.
Durante un percorso di psicoterapia individuale, di coppia o familiare, essendo i bisogni di ogni individuo al centro del processo terapeutico, indipendentemente dal motivo che ha determinato l’iniziale richiesta di un consulto psicologico, sia si tratti di attacchi di panico, disturbi depressivi, problemi di coppia o di relazione tra i membri di un sistema familiare, sia di qualsiasi altra forma di disagio, la promozione del benessere del singolo o del sistema familiare non può prescindere dall’attivazione delle risorse personali, troppo spesso soffocate da una scarsa stima di sé e dalle conseguenti dinamiche interpersonali.
Il rapporto significativo, tra il terapeuta e il paziente, che si snoda in modo lealmente empatico nel corso delle sedute e che giunge nell’approccio sistemico, ad una rilettura del sintomo all’interno di una prospettiva nuova, che acquista un significato all’interno di una cornice costruita da relazioni, attese e vissuti personali, conduce alla costruzione di una nuova visione di sé e inevitabilmente dell’altro.
Molto spesso noi psicologi ci ritroviamo a dubitare dell’autovalutazione che un paziente ci fornisce rispetto ad una caratteristica personale; solitamente ricostruendone la storia trigenerazionale la fondatezza delle nostre percezioni si offre chiara anche agli occhi dell’interessato; percepirsi non più succube, o egoista, o incapace di una ribellione, inquadrando da dove è giunta quella convinzione, permette una libertà che conduce non solo ad una nuova visione, ma soprattutto a intraprendere dei passaggi necessari al proprio benessere.
Solo a titolo esemplificativo, ricordo il caso di una donna che si definiva una grande egoista, come la propria nonna e che aveva adottato molte scelte convinta di questa sua caratteristica, obbiettivamente assente in lei. Rintracciando l’origine di questa convinzione, nel rapporto soffocante con la propria madre e del dilagante altruismo della donna, dalla quale la bambina aveva cercato di sottrarsi e pertanto sin da piccola veniva accusata di somigliare in tutto e per tutto alla nonna, permise una ridefinizione di sé totalmente nuova, che condusse lentamente a un approccio alla vita e a nuove e ponderate scelte, le quali erano in linea con i problemi presentati durante i primi incontri.