Un’intricata matassa da dipanare: Marco, la sua forza, il suo coraggio e la sua confusione…
Marco ha ventitré anni, è uno studente universitario alla ricerca di se stesso e ha molte domande cui non trova una risposta … è un ragazzo decisamente interessante e sensibile… i suoi occhi vivaci sono sfuggenti ed estremamente tristi! Durante il primo colloquio, tra le sue lacrime e il suo dolore, riversa un fiume di parole, per descrivere il suo stato e i suoi innumerevoli lutti. Racconta del rapporto tormentato con il padre, della distrazione della madre, della morte dell’adorata nonna e di quella di un suo amico fraterno. Cita la tossicodipendenza della sorella, accennando ai suoi brevi trascorsi con la droga o meglio con le droghe: hashish, marijuana, eroina e cocaina … Alla fine dell’incontro mi sento confuso e disorientato, vorrei aiutarlo in tempi brevi e in modo concreto, ma avverto di stringere tra le mani una matassa, costituita da un filo sottile e strettamente annodato in più punti. Risulta difficile trovarne il bandolo per iniziare a dipanare questo intricato intreccio, cui sono legati i suoi vissuti e inesorabilmente i suoi dolori. Restituisco con sincerità la sensazione percepita e propongo una riflessione, al fine di chiarire le priorità e gli obiettivi terapeutici.
Fui contento di rivedere Marco la settimana successiva, lui era ansioso di intraprendere la sua psicoterapia e appariva meno afflitto. Ripercorremmo insieme le tappe del suo giovane ma complesso ciclo di vita, la sua percezione di figlio non desiderato … aveva una sorella maggiore di tre anni, che stava terminando un percorso presso una comunità di recupero per tossicodipendenti, con la quale aveva utilizzato e conosciuto la droga; aveva anche un fratello di quattordici anni e apparteneva a una famiglia molto in vista nel territorio di residenza. Riferisce che non aveva mai avvertito l’amore dei suoi genitori, prima troppo assorbiti dalla loro vita sociale, deliziati dalle scoperte e dall’intraprendenza della figlia, occupati dalle trasgressioni di lei o distratti e incantati dal piccolo Mirco, mai presenti per questo figlio caratterizzato dalla sua silenziosa e apparente normalità. In realtà Marco aveva inutilmente cercato la loro attenzione, anche attraverso l’emulazione della sorella, ma era rimasto trasparente ai loro occhi. La nonna, però, ricordava che lo accoglieva e lo curava amorevolmente, era lei il suo faro nella notte. Marco, aveva a lungo cullato, l’illusione di un amore genitoriale in una coppia di zii, senza figli, che, invece, incentivavano il suo vuoto attirandolo con falsi resoconti sulla sua nascita indesiderata … un giorno, rivela che aveva tredici anni, lo zio riesce nel suo intento malvagio e abusa di lui!
Il percorso si snoda tra vicende di estremo dolore verso l’elaborazione del lutto o meglio dei suoi numerosi lutti… Marco, mi appare sempre più forte … direi quasi invincibile! I tormenti presentati e la luce dei suoi occhi determinavano in me la certezza di un’enorme forza, un’energia e un coraggio mai conosciuti, era chiaro che da solo aveva fatto tanto e se non si era piegato, certamente, era per le sue infinite risorse. Da solo, per esempio, era uscito dal buio della droga, era solo al capezzale della nonna morente e si era impegnato molto per l’ingresso in comunità della sorella.
Lavorammo alacremente perché lui elaborava in fretta e gradualmente riuscimmo a fare ordine nei suoi tormentati vissuti…finalmente restituendo una nuova luce a eventi immutabili. Riuscimmo ad andare a fondo ai turbamenti più vicini nel tempo, ai suoi fallimenti sentimentali, alla sua confusa e combattuta attrazione per il proprio sesso e al suo desiderio di normalità. Giungemmo a rievocare le seduzioni, ricevute da chi lo aveva tenuto per mano da bambino, le parole come gocce subdole e continue sull’effetto che Marco era in grado di suscitare negli uomini, sulla sua natura … sulla normalità di una scoperta del sesso omosessuale … la sua identità di genere o meglio il suo orientamento sessuale ne aveva risentito notevolmente. Da bambino, infatti, tutti gli dicevano che sarebbe stata una bella bambina, che desideravano un’altra femminuccia, che lui era destinato a essere una figlia … Negli anni la sua natura lo aveva indotto a intessere alcune relazioni sentimentali di una certa importanza ma ogni volta i vecchi discorsi lo inducevano a viverle con disagio e tensione, sentendosi un ragazzo non all’altezza di un confronto con il sesso opposto…
Un movimento dopo l’altro i nodi furono sciolti e anche laddove il filo appariva usurato e liso Marco dimostrò le sue doti, ricollegò le sue spinte sessuali alle vicende che le avevano favorite e determinate, all’incesto e alle violenze psicologiche ricevute … elaborò le perdite della sua vita e questo non fu un passaggio indolore o automatico ma come lui stesso riferì:
La prima volta che sono venuto qua, avevo bisogno che qualcuno finalmente mi ascoltasse fino in fondo, ma non sapevo da dove cominciare … avevo tanto da dire e troppo da tacere! Ma volevo provarci … desideravo che qualcuno mi aiutasse, che si prendesse cura di me … sembrava impossibile ordinare i miei pensieri…inverosimile fidarsi, ma in fondo non potevo perdere molto di più! Prima mi sentivo responsabile di tutto, se non mi percepivo amato, era perché non lo meritavo o non facevo nulla per essere amato, anche l’abuso di mio zio … era una mia responsabilità, una mia colpa! Grazie per avermi aiutato a conoscermi, a vivere e apprezzarmi.
Verso la fine della psicoterapia conobbe una ragazza con la quale riuscì a riscoprire se stesso, mettendo in pratica i traguardi raggiunti e qualche anno dopo era ancora la sua amata, compagna e la madre dei suoi tre figli.