Scivolando in un baratro: quando l’attacco di panico ti aggredisce
In una giornata qualunque…mentre in un cielo limpido, di una primavera incerta, il sole del primo mattino si affaccia con tutto il suo timido splendore…la vettura scorre sicura sull’ampia superstrada…intanto pensieri di banale e serena quotidianità si sovrappongono con distrazione, rendendo più piacevole il trascorrere del tempo e la distanza, verso la meta, appare inevitabilmente più breve! Ad un tratto…una moto effettua un sorpasso, esegue una semplice manovra … in tutta sicurezza e senza intoppi! Un lampo, attraversa la mente e forse è un’inevitabile pensiero…ma tutto scorre! Pochi minuti dopo…c’è un banale rallentamento, per lavori in corso…
Improvvisamente il respiro diviene inspiegabilmente incontrollato ed è sempre più accelerato…il cuore sembra esplodere è come se volesse balzare fuori dal corpo e proiettarsi nello spazio circostante, la vista si annebbia mentre brividi pervadono il corpo e si susseguono…la pelle si imperla di gelido sudore…lacrime disperate rigano il viso! La sensazione è sconosciuta e si protrae per un tempo che appare infinito, incommensurabile…è una perdita totale di ogni propria certezza, di ogni controllo, anche accostare e mettersi in sicurezza appare un’ardua operazione…la volontà non riesce a sopraffare il disagio…è come una rete che avviluppa ogni senso ogni centimetro quadrato della pelle, ogni poro…è un panico totale, inaspettato e incomprensibile!
Questa terribile esperienza rappresenta il ricordo, del primo ed unico attacco di panico di Aleandro, un paziente che alcuni anni fa ebbe la tempestività di contattarmi…ricordo che con poche certezze, molti dubbi e tanta rabbia, era appena uscito dallo studio del suo medico curante, il quale accertate le perfette condizioni di salute gli aveva proposto una terapia farmacologica.
La sua riluttanza al farmaco lo indusse a intraprendere una strada diversa e come egli stesso constatò in seguito, più risolutiva; fissò subito un appuntamento chiedendomi di capire la vera causa del suo sintomo e come evitare che si potesse ripetere quella terribile e inconsueta esperienza.
Durante il primo colloquio identificammo il sintomo nella sua natura e analizzammo le risorse attivate al momento della crisi; Aleandro infatti, aveva cercato di regolarizzare il suo respiro, lentamente era riuscito a tranquillizzarsi ripetendosi, come un mantra, che era tutto superabile, aveva faticosamente accostato, in una piazzola di sosta e abbassato il sedile, cercando di respirare adagio e profondamente fino a quando, ancora scosso, era riuscito a rimettersi al volante…
Nell’approccio sistemico il percorso psicoterapeutico, non tende a spegnere la manifestazione sintomatica, ma al tempo stesso si occupa del sintomo e del suo significato; lo inserisce all’interno di un contesto, traducendone il linguaggio che apparentemente è incomprensibile, bizzarro e contraddittorio, privo di senso ai molti, ma estremamente prezioso per una vera guarigione.
Ricostruendone la storia emersero vari eventi e spunti di lavoro, che si rivelarono di grande valore per la sua vita, ma molto presto fu chiara la relazione tra l’esperienza che lo aveva indotto a consultarmi e la dolorosissima perdita di un caro amico, avvenuta circa tre anni prima, in un incidente stradale. Un evento mai completamente elaborato! Nel frattempo erano stati numerosi i cambiamenti che in breve tempo, quasi contemporaneamente, avevano arricchito e modificato la vita di Aleandro, come il matrimonio e la nascita del primo figlio; ma appunto come un farmaco questi lieti eventi, avevano soffocato le lacrime senza però avere il potere di lenire e curare le ferite più profonde…inconsapevolmente non riteneva lecito manifestare il proprio dolore, esprimere emozioni in contrasto con la letizia per il coronamento del suo amore e per una nascita tanto attesa…da quel momento in poi la terapia si orientò sull’elaborazione del lutto, sul dare parola a questo malessere profondo e inespresso…
Il percorso indusse Aleandro a riappropriarsi di questo dolore per liberarsene definitivamente, conservando la gioia per aver goduto negli anni della compagnia e dell’amicizia di una persona tanto cara e preziosa.
Questo caso, purtroppo come molti altri, rappresenta la squalifica di quel senso comune in cui si ritiene che il tempo cura ogni male…la guarigione non è il prodotto del trascorrere degli eventi ma le azioni, quelle giuste, intraprese in un arco temporale adeguato.
A distanza di quindici anni Aleandro conduce una vita serena e appagata e non ha mai più sofferto di attacchi di panico! Questo successo terapeutico è stato conquistato in brevissimo tempo anche perché il paziente non ha minimizzato l’accaduto, non si è accontentato di un farmaco che potesse aiutare nella gestione del sintomo, spegnendo il suo grido di dolore, lui ha deciso di andare a fondo a questa vicenda così destabilizzante e nuova impedendo definitivamente il riproporsi del sintomo.
Dott. Carlo E. Livraghi
Psicologo Psicoterapeuta e Psicoterapeuta emdr